Il Climate Change non è uno scherzo.
Questa espressione, Climate Change, pare quasi un’ossessione condivisa in questi ultimi mesi e per fortuna – o purtroppo – ne sentiamo parlare tutti i giorni. Il Climate Change non è uno scherzo perché quello che sta accadendo al nostro pianeta è sotto gli occhi di tutti. E forse ci siamo svegliati troppo tardi.
Il Breakthrough National Centre for Climate Restoration di Melbourne sostiene che il cambiamento climatico è «una minaccia su breve-medio termine all’esistenza della civiltà umana».
Secondo le previsioni, nel 2050 il riscaldamento globale raggiungerà i tre gradi, di cui 2,4 legati alle emissioni e 0,6 al cosiddetto “carbon feedback”, la reazione negativa del pianeta al riscaldamento globale. Ecco cosa comporterebbe il Climate Change: alterazioni fatali dell’ecosistema globale e colossali migrazioni. Uno scenario catastrofico.
Molto spesso però la visione umanista della storia tende a considerare come cause prime della fine di una civiltà esclusivamente fattori legati al comportamento degli essere umani. Si parla spesso di guerre, di devastazioni a opera di un popolo o di un altro, di incendi, di situazioni politiche traballanti.
In realtà, catastrofi ecologiche si susseguono da millenni. E in genere portano all’estinzione delle civiltà. Come il Great Oxygenation Event, sul quale possiamo trovare maggiori informazioni qui:
Cronaca di un'apocalisse annunciata
o la fine di Elusa, nel Negev, legata quasi certamente alla Piccola Era Glaciale del Tardoantico, un periodo di abbassamento drastico delle temperature causato da tre imponenti eruzioni vulcaniche.
Per non dimenticare, last but not least, la fine dell’Impero Romano.
Da poco è uscito per Einaudi Il destino di Roma. Clima, epidemie e la fine di un Impero di Kyle Harper, tradotto da Luigi Giacone. In questo saggio Harper, docente di Lettere classiche all’Università dell’Oklahoma, rileggendo epigrafi, testi e reperti archeologici senza farsi influenzare dai pregiudizi storiografici, ci racconta che il destino di Roma è sia stato deciso sì dagli uomini, e quindi imperatori, generali, soldati, schiavi e barbari, ma anche da batteri e virus, eruzioni vulcaniche, cicli solari, instabilità climatica.
L’umanità e la sua sopravvivenza sono quindi strettamente legate all’ambiente ed è inevitabile affermare che il destino degli uomini è imprescindibile dalle forze della natura.
Le previsioni
Tornando a noi, il Climate Change non è uno scherzo. Tanto più che, secondo la Nasa, la temperatura globale è cresciuta di 0,8 gradi Celsius in circa 140 anni, ma dal 1975 il tasso di crescita del riscaldamento globale aumenta di circa 0,20 gradi ogni 10 anni.
E ogni decimo di grado in più porta a dei piccoli cambiamenti, piccoli cambiamenti che hanno in sé il germe di una tragedia di dimensioni mondiali. Un aumento di 3 gradi di riscaldamento medio significa desertificazione che avanza senza freni, città sommerse dall’acqua (Osaka, Shanghai, Rio de Janeiro, Miami, ad esempio), implosione dell’agricoltura e crollo dei raccolti, crisi idrica, distruzione di ecosistemi mondiali come Amazzonia, Artico, Barriera corallina, e flussi migratori sempre più ampi.
Inoltre, non bisogna dimenticare che il cambiamento climatico e le sue conseguenze non hanno un andamento lineare, quindi tutto ciò che davvero può accadere è difficilmente prevedibile. Esistono infatti delle “soglie di non ritorno” climatiche come la distruzione delle calotte polari e il conseguente innalzamento del livello del mare, che una volta superate permetterebbero al riscaldamento globale di autoalimentarsi.
Cosa significa tutto questo?
Che esiste una possibilità, seppur minima, che la civiltà umana come la conosciamo oggi scompaia. Allarmarsi è giusto ma non basta, bisogna passare all’azione. Lo devono fare i governi mondiali innanzitutto. Ma anche noi singoli, nel nostro piccolo, possiamo adottare atteggiamenti più consapevoli, come limitare l’uso di plastica e detersivi, uscire dalla logica dell’usa e getta, differenziare con cura i rifiuti, utilizzare i mezzi pubblici o rispolverare la nostra vecchia bicicletta o perché no, mettere in moto le gambe.
L’importante è non continuare a rimandare. La fine dell’Impero Romano ce lo dovrebbe ricordare. Non possiamo pensare che fare e disfare a nostro piacimento riguardo le sorti della Terra è una cosa che – oggi lo sappiamo – può andare per le lunghe.